L’Utoe 1 è una delle 27 unità territoriali omogenee in cui è suddiviso il piano strutturale e comprende la porzione di territorio Castello-Le Panche e come lo stesso piano ammette “Il territorio pedecollinare dell’UTOE è il terminale del sistema paesaggistico della piana, il piede della scena collinare, con identità propria, e caratterizzato da luoghi collettivi”. I dati ci parlano di una superficie di 2.17 kmq su cui risiedono (anagrafe 2006) 16030 abitanti. Il Prg di vent’anni fa ne prevedeva 18300, il piano strutturale innalza il numero a 20500. In sostanza non solo, in vent’anni non siamo arrivati al numero previsto dal prg, ma addirittura ne vengono previsti 4000 in più rispetto agli abitanti attuali. Una stima all’eccesso funzionale solo e soltanto a una cementificazione selvaggia. Ma c’è di più: questi ulteriori 4000 abitanti dovrebbero insediarsi nella sola area di Castello arrivando, di fatto, ad un raddoppio della popolazione.
il quartiere di Castello inteso come tessuto abitativo si configura tuttora come uno dei pochi quartieri di Firenze con una propria identità storica, sociale e urbanistica con un’area definita da un lato dal confine con Sesto e da altri due lati da via Sestese e dal limite della fascia collinare. Un’area di appena mezzo kmq che il piano strutturale vorrebbe investire di due indirizzi urbanistici, correlati tra di loro, devastanti:
1 – l’arretramento del limite di inedificabilità verso la collina con la conseguente possibilità di cementificare una parte di territorio tuttora a verde e proprio a ridosso delle ville storiche medicee
2 – la cementificazione di tre aree del quartiere per una superficie totale di 88.000mq
Come Centro Sociale proponiamo che venga stabilita una fascia di rispetto dal parco delle colline che arrivi fino a Via Reginaldo Giuliani, che non solo salvaguardi le ville medicee, ma che eviti speculazioni che andrebbero a incidere sull’intero quartiere in maniera pesante.
Le tre aree sono: l’ex Niccoli e Naldoni sede del Centro Sociale; l’area ex-Cerdec attualmente dismessa; l’area della Seves, tuttora in attività con una presenza di circa 180 operai attualmente in cassa integrazione straordinaria e la cui direzione ha deciso di trasferire la produzione, considerarla come già dismessa è la dimostrazione delle priorità delle amministrazioni di questa città.
Castello manca di una area pubblica all’aperto: una “piazza” con giardino che serva come punto di ritrovo, luogo che possa ospitare iniziative culturali, mercato di quartiere e che nello stesso momento veda collocati tutti quei servizi sociali che servono agli abitanti. La proposta dell’”osservatorio di Castello” di utilizzare l’area dell’ex-Cerdec in tal senso va’ ripresa e portata avanti.
Rispetto alla Seves pensiamo che in primo luogo vada assicurata l’attuale attività produttiva, ma che comunque prospettare anche per quest’area un uso sociale che utilizzi gli edifici tuttora esistenti sia il miglior modo per garantire una futura piena occupazione.
Per ora sono idee da sviluppare. Occorre un confronto continuo con e tra gli abitanti del quartiere atto a fare in modo che la stesura di questo contropiano non sia solo un esercizio teorico ma serva sia per comprendere le dinamiche territoriali sia come strumento per le iniziative
il quartiere di Castello inteso come tessuto abitativo si configura tuttora come uno dei pochi quartieri di Firenze con una propria identità storica, sociale e urbanistica con un’area definita da un lato dal confine con Sesto e da altri due lati da via Sestese e dal limite della fascia collinare. Un’area di appena mezzo kmq che il piano strutturale vorrebbe investire di due indirizzi urbanistici, correlati tra di loro, devastanti:
1 – l’arretramento del limite di inedificabilità verso la collina con la conseguente possibilità di cementificare una parte di territorio tuttora a verde e proprio a ridosso delle ville storiche medicee
2 – la cementificazione di tre aree del quartiere per una superficie totale di 88.000mq
Come Centro Sociale proponiamo che venga stabilita una fascia di rispetto dal parco delle colline che arrivi fino a Via Reginaldo Giuliani, che non solo salvaguardi le ville medicee, ma che eviti speculazioni che andrebbero a incidere sull’intero quartiere in maniera pesante.
Le tre aree sono: l’ex Niccoli e Naldoni sede del Centro Sociale; l’area ex-Cerdec attualmente dismessa; l’area della Seves, tuttora in attività con una presenza di circa 180 operai attualmente in cassa integrazione straordinaria e la cui direzione ha deciso di trasferire la produzione, considerarla come già dismessa è la dimostrazione delle priorità delle amministrazioni di questa città.
Castello manca di una area pubblica all’aperto: una “piazza” con giardino che serva come punto di ritrovo, luogo che possa ospitare iniziative culturali, mercato di quartiere e che nello stesso momento veda collocati tutti quei servizi sociali che servono agli abitanti. La proposta dell’”osservatorio di Castello” di utilizzare l’area dell’ex-Cerdec in tal senso va’ ripresa e portata avanti.
Rispetto alla Seves pensiamo che in primo luogo vada assicurata l’attuale attività produttiva, ma che comunque prospettare anche per quest’area un uso sociale che utilizzi gli edifici tuttora esistenti sia il miglior modo per garantire una futura piena occupazione.
Per ora sono idee da sviluppare. Occorre un confronto continuo con e tra gli abitanti del quartiere atto a fare in modo che la stesura di questo contropiano non sia solo un esercizio teorico ma serva sia per comprendere le dinamiche territoriali sia come strumento per le iniziative