Pensilina fai da te in via Sestese
Ma Ataf sposta la fermata del bus
Un gruppo di cittadini aveva costruito da sè, autofinanziandosi, una pensilina alla fermata del bus. Ataf, che si è sempre rifiutata di metterla dopo le richieste, ha spostato la fermata…
Via Sestese, scoppia il caso della pensilina fai da te. I cittadini della zona, stufi di aspettare il bus sotto il sole, decidono di costruirsi uan pensilina da soli visti i rifiuti di Ataf a metterne una. Solo che, dopo qualche giorno, per tutta risposta, l’azienda dei trasporti decide di spostare la fermata del bus.
“Non solo non si installa la pensilina così come richiesto con petizioni dai residenti della zona di Via Sestese che sono state ignorate dal Comune e da Ataf, nonostante le mozioni approvate dal Consiglio di Quartiere 5, ma dopo che i residenti avevano collocato una “pensilina costruita da abitanti del quartiere autoorganizzati”, la società ATAF ha deciso inspiegabilmente di spostare la fermata di Via Sestese di 20 metri, costringendo i fiorentini che prendono il mezzo pubblico a sostare su un marciapiede inadeguato in un luogo ad alta densità di traffico veicolare”, denunciano il consigliere comunale di Sel Tommaso Grassi e il consigliere del consiglio di Quartiere 5, Maurizio Bruschi.
“Chiediamo immediatamente che la fermata venga ripristinata e che si trasformi nel più breve tempo possibile la pensilina ‘fatta in casa’ e in autonomia da alcuni ignoti residenti in una vera e propria pensilina a tutti gli effetti, prevedendo, se necessario, anche l’esproprio dell’area privata su cui dovrebbe esser collocata la fermata: cosa saranno e quanto costerebbero 6 metri quadrati d’esproprio ? – concludono i consiglieri – Riteniamo che con pochi euro, il Comune ed ATAF potrebbero finalmente dare
una risposta concreta e reale alla richiesta di moltissimi cittadini che vorrebbero poter prendere l’autobus riparati dal sole e dall’acqua sotto una pensilina, e senza neppure doversi ritrovare quasi in mezzo alla strada alla fermata, come sta accadendo in questi giorni.”
fonte: Repubblica 25/06/12