La “vista lunga” di Unica.
E’ in questo contesto che la
Cooperativa Unica gioca la sua parte. Nel 2006 Unica acquista i 3
capannoni dismessi del complesso ex-Star Color ex-Niccoli e Naldoni
di via Bellagio con l’obiettivo di realizzare alloggi. Il complesso
era (nel 2006 al momento dell’acquisto), ed è ancora, destinato ad
Uso Industriale dal Piano Regolatore. Le linee guida già esistenti
del futuro Piano Strutturale, però, facevano ben sperare nella
possibilità di ottenere, dalle amministrazioni, il goloso cambio di
destinazione d’uso; da Industriale a Residenziale. Sulla base di queste linee guida, e
forse di alcune promesse, Unica chiede oggi lo sgombero del CSA nEXt
Emerson che occupa 1 porzione dei 3 capannoni del complesso di via Bellagio. Perchè Unica chiede, al fine di
elaborare un progetto residenziale, di liberare un’area ancora ad uso
Industriale sulla quale non dovrebbe, per legge, avere certezza di
poter costruire? C’è forse la fondata paura che le
prossime elezioni possano alterare a suo svantaggio gli equilibri di
potere ? E’ forse la vittoria alle primarie di Renzi, che in passato aveva "bocciato" il Piano strutturale e si annuncia meno accondiscendente della Giunta Domenici, a mettere fretta ad Unica ? C’è forse il timore che l’opposizione
cittadina al Piano Strutturale ed i numerosi scandali legati alla
gestione del territorio possano compromettere l’affare ?
La politica: Unica sicurezza
E’ lecito pensare, sulla base di un
consolidato sodalizio (che dimostreremo) con la giunta Domenici ed i
suoi assessori che Unica cerchi, con lo sgombero, un immediato
avanzamento dei lavori che possa “piegare”, al dato di fatto di
un progetto già cominciato, la futura giunta, qualsiasi essa sia. Nel libero mercato non si fanno affari
al buio, il rischio di rimetterci è alto ed Unica non è la mega-impresa che può permetterselo. Il rapporto con la politica e le
amministrazioni è invece il “paracadute” ideale e la miglior
garanzia di successo; questo Unica, come molti altri lo sa bene. Unica in 10 anni è cresciuta molto
passando da piccola cooperativa quasi sperimentale ad attore di
rilievo del mercato immobiliare nell’intera provincia; molti più
soci, molto più capitale sociale, molti più appalti pubblici. Una crescita innegabile ma a che prezzo
per la città ? per i suoi abitanti ? per i presupposti etici e
cooperativistici che la dovrebbero distinguere dalle imprese
“rampanti” ?