Regione e Castello, i dubbi dell’ opposizione
SIMONA POLI
«Nove interrogazioni su Castello in tre anni ho presentato. Ma ci voleva un’ inchiesta giudiziaria per ottenere finalmente qualche risposta sul perché dell’ inversione di tendenza della Regione, che dopo aver scartato l’ ipotesi di trasferire gli uffici a Castello nel giugno del 2004 un anno e mezzo dopo, nel gennaio 2006, cambia idea e firma l’ accordo». Marco Carraresi, capogruppo dell’ Udc in consiglio regionale, non ripara a distribuire in giro fotocopie della sua corposa documentazione sull’ operazione urbanistica ieri al centro del dibattito dell’ aula. Tra tanti musi lunghi e facce grigio polvere degli uomini del Pd, spiccano le espressioni radiose sui volti dei consiglieri dell’ opposizione. Martini ripercorre i passaggi istituzionali della vicenda, ripete che sull’ ipotesi dello stadio è necessario «un processo di valutazione integrata» ma annuncia di non essere d’ accordo con la creazione di una commissione d’ inchiesta (poi bocciata con 37 voti contrari contro 16 a favore), visto che non l’ hanno fatta a Palazzo Vecchio: «Sarebbe una scelta singolare», dice il presidente della Regione, «perché finirebbe per essere una commissione sul Comune e non sarebbe corretto dal punto di vista istituzionale». In realtà un’ indagine su Castello verrà svolta. Ci penserà la commissione Territorio e ambiente presieduta da Erasmo D’ Angelis a rimettere insieme tutti i pezzi del complicato percorso fatto negli anni passati. Forza Italia picchia duro, il capogruppo Alberto Magnolfi sostiene che la posizione della giunta non è mai stata chiara: «Quale senso politico aveva il trasferimento degli uffici direzionali nel deserto di Castello?», chiede. «Quale idea di città c’ era dietro?». Marco Cellai di An gira il coltello nella ferita aperta nel Pd dal dibattito sulla "questione morale": «Ho sentito parlare di cannibali, di guerra tra bande, di compagni di merendine e di un sindaco che pensando al parco ha problemi intestinali. Mi auguro che per la Regione il discorso Castello si chiuda qui». Sia la maggioranza che l’ opposizione apprezzano il fatto che Claudio Martini sia in aula ad affrontare a viso aperto la questione mentre, come dicono i capigruppo di Rifondazione Monica Sgherri e dei Socialisti Pieraldo Ciucchi e dei Verdi Mario Lupi, «in Palazzo Vecchio il sindaco non sente il bisogno di rispondere al consiglio». Nel pubblico si alzano all’ improvviso cartelli di protesta e manette: a protestare sono i cittadini di Carmignano che hanno promosso una raccolta di firme per il referendum che chiede di riportare a 50 il numero degli eletti.