Cosa Succede ?
A Castello, in via Reginaldo Giuliani 360, è ancora attiva la SEVES uno degli
stabilimenti produttivi del gruppo SEVES SPA , un’industria leader mondiale nel settore vetrario. Dal 2006 la Seves è controllata finanziariamente dalle società belga-statunitensi ERGON, VESTAR, ATHENA che hanno recentemente agitato lo spauracchio della “crisi” per aumetare i propri profitti. Una “crisi” in realtà inesistente, visto che Seves ha un fatturato di 480 milioni di Euro, ma che fa comodo agitare.
A Castello, in via Reginaldo Giuliani 360, è ancora attiva la SEVES uno degli
stabilimenti produttivi del gruppo SEVES SPA , un’industria leader mondiale nel settore vetrario. Dal 2006 la Seves è controllata finanziariamente dalle società belga-statunitensi ERGON, VESTAR, ATHENA che hanno recentemente agitato lo spauracchio della “crisi” per aumetare i propri profitti. Una “crisi” in realtà inesistente, visto che Seves ha un fatturato di 480 milioni di Euro, ma che fa comodo agitare.
Cosa Vogliono Fare ?
I nuovi vertici aziendali hanno imposto un nuovo Consiglio d’Amministrazione a SEVES e vogliono chiudere lo stabilimento per portarlo all’estero. Una evidente manovra che ha come unico obiettivo quello di realizzare un doppio guadagno:
trasferire lo stabilimento dove il lavoro costa meno ( si parla della Repubblica Ceca ) e speculare sull’area in dismissione costruendoci alloggi.
I nuovi vertici aziendali hanno imposto un nuovo Consiglio d’Amministrazione a SEVES e vogliono chiudere lo stabilimento per portarlo all’estero. Una evidente manovra che ha come unico obiettivo quello di realizzare un doppio guadagno:
trasferire lo stabilimento dove il lavoro costa meno ( si parla della Repubblica Ceca ) e speculare sull’area in dismissione costruendoci alloggi.
Chi paga la loro “crisi” ?
La SEVES di Castello occupa circa 180 lavoratori che, nei piani del gruppo, sono destinati a perdere il lavoro seppur in tempi diversi a seconda della strategia che sceglierà l’azienda. Sono per ora partite le Casse Integrazioni per oltre 100 dipendenti. Lo spegnimento del forno segnerebbe la fine della produzione e la perdita del lavoro non solo per i dipendenti SEVES ma anche per i molti occupati nell’indotto in appalto; dipendenti Gemeas alla mensa, dipendenti Silva alle pulizie, dipendenti della Coop. Leonardo nella movimentazione carichi, ecc… .
Chi paga la dismissione ?
La chiusura di Seves lascerebbe sul territorio una grande area dismessa contigua alla già dismessa area ex-Cerdec. Un complesso di migliaia di metri cubi che fa gola alla speculazione edilizia. Il piano strategico del comune di Firenze prevede l’insediamento a Castello di
3.300 persone, praticamente un raddoppio dell’attuale popolazione, che nelle aree CERDEC e SEVES troverebbero il loro “spazio”.
Questa porzione di quartiere è una delle poche aree della città ancora non interessata da massicce concentrazioni abitative e dove permangono rapporti sociali da salvaguardare. L’area destinata ai nuovi insediamenti, tra via R. Giuliani, via Sestese e la fascia collinare delle Ville Medicee non può sopportare un tale carico urbanistico. Naturalmente le conseguenze le pagheremmo tutti con l’aumento del traffico e le difficoltà di parcheggio, inquinamento acustico ed atmosferico, riduzione di spazi verdi, aumento degli affitti e dei prezzi al metro quadro.
La SEVES di Castello occupa circa 180 lavoratori che, nei piani del gruppo, sono destinati a perdere il lavoro seppur in tempi diversi a seconda della strategia che sceglierà l’azienda. Sono per ora partite le Casse Integrazioni per oltre 100 dipendenti. Lo spegnimento del forno segnerebbe la fine della produzione e la perdita del lavoro non solo per i dipendenti SEVES ma anche per i molti occupati nell’indotto in appalto; dipendenti Gemeas alla mensa, dipendenti Silva alle pulizie, dipendenti della Coop. Leonardo nella movimentazione carichi, ecc… .
Chi paga la dismissione ?
La chiusura di Seves lascerebbe sul territorio una grande area dismessa contigua alla già dismessa area ex-Cerdec. Un complesso di migliaia di metri cubi che fa gola alla speculazione edilizia. Il piano strategico del comune di Firenze prevede l’insediamento a Castello di
3.300 persone, praticamente un raddoppio dell’attuale popolazione, che nelle aree CERDEC e SEVES troverebbero il loro “spazio”.
Questa porzione di quartiere è una delle poche aree della città ancora non interessata da massicce concentrazioni abitative e dove permangono rapporti sociali da salvaguardare. L’area destinata ai nuovi insediamenti, tra via R. Giuliani, via Sestese e la fascia collinare delle Ville Medicee non può sopportare un tale carico urbanistico. Naturalmente le conseguenze le pagheremmo tutti con l’aumento del traffico e le difficoltà di parcheggio, inquinamento acustico ed atmosferico, riduzione di spazi verdi, aumento degli affitti e dei prezzi al metro quadro.
Visita il blog dei lavoratori Seves: sevesfiviva.blogspot.com