Inchiesta Castello: rinvio a giudizio per Cioni, Biagi e Ligresti

Castello, nella richiesta dei rinvii a giudizio i retroscena degli incarichi tra Biagi e Fusi

Quando la Procura fiorentina ha inviato gli avvisi di conclusione delle indagini relative all’‘affaire Castello’ la sorpresa era rappresentata dall’accusa di concussione contestata all’ex assessore all’urbanistica Gianni Biagi in concorso con il ’solito’ architetto Marco Casamonti, in relazione ai progetti per l’intervento di recupero dell’ex Panificio Militare, in via Mariti. Casamonti, in base a quelle che sono state le indagini svolte dai carabinieri del Ros di Firenze, è in questo caso il professionista che viene incaricato — «formalmente dalla «Rubens Immobiliare srl» (che fa parte del Gruppo Bpt spa di Riccardo Fusi) — di approntare tali progetti. Secondo questa nuova accusa, formulata proprio in chiusura di inchiesta, Biagi avrebbe abusato del suo ruolo pubblico, in questo caso in maniera ancora più netta di precedenti occasioni, per assicurare l’ennesimo incarico a Casamonti. E’ opinione di inquirenti e carabinieri del Ros che Biagi abbia dunque indicato a Riccardo Fusi il nominativo dell’architetto come professionista a lui gradito «al di fuori di ogni procedimento pubblico e nell’ambito di un intervento edilizio di natura privata». Ciò «in palese violazione dei principi di libera iniziativa del privato. E di libera concorrenza tra professionisti privati». Insomma: Fusi, ex presidente di Bpt (dimessosi dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sulle Grandi Opere) sarebbe stato indotto a sottostare all’«indicazione» su Casamonti. Che in effetti ottiene l’incarico il 13 aprile 2004, dietro compenso di 126.915mila euro, fatturato il 26 maggio.

Adesso la Castello-gate è arrivata a un nodo importante. Dopo che un collegio di giudici ‘terzi’ aveva già respinto alcune richieste dei difensori degli imputati in sede di tribunale della libertà, un altro giudice si occuperà della vicenda valutando le prove prodotte dalla Procura e le controdeduzioni delle varie difese, comprese le eccezioni procedurali sempre in agguato.

L’inchiesta su Castello vede nei guai due politici di primo piano nella giunta Domenici, Graziano Cioni e Gianni Biagi, un imprenditore del calibro di Salvatore Ligresti, i suoi uomini di fiducia a Firenze, Fausto Rapisarda e Gualtiero Giombini, architetti come Marco Casamonti e Vittorio Savi, pubblici ufficiali come Iole Montefusco. L’avviso di fine indagini è stato inviato il 5 luglio a 12 indagati. «Biagi, secondo l’accusa, agiva nel suo interesse e in quello di Fondiaria-Sai. Si attivò per favorire il cosiddetto ’Consorzio Castello’ in cambio delle promesse di Fausto Rapisarda e Gualtiero Giombini di tornaconti economici e non».

BIAGI da subito, per l’accusa, «ha adottato iniziative e provvedimenti in contrasto con interessi pubblici del Comune». Propone al gruppo Ligresti progettisti di sua fiducia (Casamonti e Savi). Quindi il capitolo ’edificio direzionale pubblico’ per il quale non a caso la procura lo accusa anche di turbativa d’asta: Biagi fa pressioni affinché la Provincia trasferisca lì i propri uffici e s’impegni ad acquistare le aree in questione dal Consorzio Castello, al valore di mercato. L’ex assessore all’urbanistica è inoltre coinvolto per avere derogato l’elenco delle priorità. In particolare quella sulla ‘sede amministrativa di funzioni direzionali pubbliche’. Ordina ai funzionari dell’ufficio urbanistica, sempre secondo gli inquirenti, di rilasciare concessioni per edilizia privata prima di decisioni basiliari quali quelle per gli edifici a destinazione pubblica e sui provvedimenti relativi alle opere di urbanizzazione primaria, con oneri a carico del Consorzio Castello per 28 milioni. Questo nonostante che la legge imponga, oltre la soglia dei 5.278milioni, una gara comunitaria. Tutto questo, e altro, a vantaggio del gruppo Ligresti.

CASAMONTI, arrestato per gli appalti a Terranuova Bracciolini, è accusato anche per turbata libertà degli incanti. Con lui sono coinvolti l’ingegner Iole Montefusco, 54 anni, di Montevarchi, Alfonso Femia, 44, residente a Genova, Pietro Carlo Pellegrini, 53, di Lucca, e Maria Alessandra Segantini, 43, di Treviso, nell’ordine, dirigente dell’Area Servizi Lavori pubblici, manutenzioni, urbanistica del comune aretino; tre colleghi di Casamonti, che avrebbe indicato alla Montefusco quali studi professionali invitare alla gara relativa al project financing finalizzato alla ristrutturazione di un edificio per 98milaeuro.

Nei guai anche un dodicesimo imputato, Aurelio Fontani, 63 anni, di Londa, ristoratore fiorentino, è accusato di appropriazione indebita e di denaro poi utilizzato per il pagamento di sondaggi preelettorali effettuati da ’Swg srl’ e ’Opimedia’ su commissione di Cioni.

Fonte L’altracittà

Questa voce è stata pubblicata in Rassegna stampa. Contrassegna il permalink.