Un interessante articolo su Repubblica parla dell’attuale situazione dell’Ex-Meccanotessile, una delle tante aree dismesse del quartiere 5, che gli abitanti cercano di sottrarre ai soliti meccanismi speculativi.
Ex Meccanotessile in abbandono
così sparisce un sogno
Era il luogo destinato all’arte contemporanea, è solo un edificio in rovina. Ma gli abitanti si ribellano: “Datelo a noi”. Li appoggia un comitato e De Zordo, Cruccolini e Spini
di MARA AMOREVOLI
L’alta inferriata dentata, da zona militare dismessa, circonda quello che resta dell’ex Meccanotessile e del sogno fiorentino di un Centro per l’arte contemporanea. Varcato il cancello vicino a viale Morgagni, la sterpaglia circonda l’edificio delle vecchie Officine Galileo. L’ex Meccanotessile ha i muri maculati di muschio, pieni di edere arrampicate fino ai tetti dei padiglioni della vecchia Galileo. Un’offesa alla memoria della Firenze operaia e industriale, che calpesti tra erbacce e rovi, prima di trovarti immerso in uno scheletro pallido, riempito di graffiti e scritte di ogni tipo, abitato da voli di piccioni, residui creativi dell’occupazione che i giovani di Netwip hanno lasciato nel 2003, insieme alla loro scultura metallica di una “Venere biomeccanica” ormai smembrata, ridotta a ferri vecchi.
Il vuoto, il silenzio e il guano dei piccioni, dal 2002 disegnano l’arredo di quel sogno tramontato da tempo, rimasto intrappolato in contenziosi tra imprese e ricorsi al Tar, in lavori di consolidamento e recupero per circa 9 milioni di euro, che il tempo si è già rimangiato. Ma gli abitanti del quartiere di Rifredi non mollano e non dimenticano. E arrivano in folta rappresentanza del “Comitato Meccanotessile” al sopralluogo voluto ieri dai componenti della Commissione urbanistica di Palazzo Vecchio guidata da Elisabetta Meucci.
FOTO L’ex Meccanotessile dimenticato
La voce più autorevole del comitato è quella di Romano Moretti, ex operaio della Galileo, che sventola e distribuisce volantini in cui si legge “Il Meccanotessile è dei cittadini. No alla vendita, restituitelo agli abitanti. Riqualifichiamo il quartiere con spazi verdi e servizi”.
E’ una battaglia che portano avanti da molti mesi, racconta Moretti: “E non siamo solo vecchierelli, ci sono professionisti, architetti e ex consiglieri comunali. Dopo varie assemblee, ci riuniamo ogni martedì qui al bar “Artcaffè”. Abbiamo tre obiettivi prioritari: far togliere la struttura dall’elenco di quelle che devono essere vendute, aprire gli spazi verdi al pubblico e costituire una commissione per formulare proposte di risistemazione e uso di quest’area di 39 mila metri quadrati”.
A sostenere il progetto del comitato, ci sono anche Ornella De Zordo capogruppo per “Perunaltracittà”, Valdo Spini di “Spini per Firenze”, oltre a Eros Cruccolini, capogruppo di Sel: una processione che si inoltra nei grandi spazi dell’edificio per constatare come è ridotto, indicando locali un tempo destinati all’auditorium, alla biblioteca, agli studi degli artisti che, nel progetto originario, dovevano dar vita da un centro d’arte sperimentale. “Si riparte da zero, e quanti soldi buttati via” osservano alcuni abitanti costernati. Si procede tra polvere e immondizia, fino ad una stanza che ospita cucce per i gatti e ciotole ben tenute: unica presenza ordinata che chissà quale mano ignota cura quotidianamente, vista la ciotola piena d’acqua. Il resto è abbandono. E furto: le grondaie in rame delle abitazioni sono state rubate l’estate scorsa, i tetti sono stati forati. “Poco tempo fa abbiamo dovuto spendere 700 euro per rimettere a posto le inferriate al cancello” osserva Patrizia Moreno responsabile della manutenzione della struttura per l’ufficio Belle Arti di Palazzo Vecchio.
Si forma un capannello, la discussione si anima, partono le richieste: “Almeno dateci subito il verde, il quartiere ne ha bisogno”. “L’area deve mantenere una destinazione pubblica, non deve essere frazionata, né venduta, né diventare oggetto di speculazione edilizia. Quindi va resa subito fruibile la parte verde intorno alla struttura” insiste De Zordo. “Siamo d’accordo con le tre richieste del comitato, le sosterremo in consiglio comunale. La centralità dell’area è sancita dal Piano strutturale, è punto di forza contro il masterplan presentato con i “100 luoghi” e funzionale solo ad una vendita sbrigativa” aggiunge Spini. “Siamo qui per verificare le proposte del comitato” ribadisce il presidente Meucci. Tra gli abitanti c’è chi chiede che questi spazi diventino ludoteca, studi, mercato e servizi per il quartiere. Chi vuole un centro per attività culturali, chi con passione ripassa vane promesse della precedente amministrazione, i lunghi ricorsi che hanno portato al blocco. Un’abitante, Franca Gattini sottolinea: “Rifredi un tempo era zona di ville, poi zona industriale, oggi è centro universitario, vicino a Careggi, con istituti di ricerca oltre che zona residenziale. Cosa è diventato questo quartiere? Qual è la sua vocazione? Discutiamone, serve un’analisi”. Su tutto grava come un’ombra l’atto di vendita approvato dal consiglio comunale: “Va rivisto, è incompatibile con un bene pubblico” aggiungono in coro. “Restituiteci questi spazi, dateci un piazza e dei giardini, Rifredi non è una periferia e ha bisogno di servizi” incalzano altri. “Ci avete illuso per 30 anni, ora basta” dicono Renato Parigi e Renzo Reggioli, ex operai ai telai della Galileo. Il presidente Meucci si impegna con tutti: “Per l’ex Meccanotessile prevediamo la realizzazione di uno spazio socio culturale, oltre al verde pubblico, alla riqualificazione del sistema di viabilità”. Il sogno riparte, ma dove trovare i 30 milioni di euro necessari a realizzarlo?