Castello, la zona più desiderata di Firenze

Riceviamo dall’Osservatorio di Castello e pubblichiamo

A Firenze parlare di Castello significa evocare un quarto di secolo di grandi progetti e relative discussioni, dalla nuova pista dell’aeroporto ai centri direzionali di Regione e Provincia fino al nuovo stadio.
Significa anche parlare della sede di importanti attività produttive ed industriali, che nel tempo sono quasi tutte “emigrate” in cerca di spazi più ampi.
Ma non c’è solo questo.
Se per i più Castello è una piana vuota che tutti vorrebbero riempire non si può dimenticare che Castello è un Centro storico minore strettamente legato fin dalle sue origini romane agli insediamenti pedecollinari e collinari di cui parte essenziale sono adesso le ville medicee di Castello e della Petraia a cui si aggiungono la Villa Corsini e altre residenze e giardini di gran pregio che collegano il borgo di Castello alla Villa Quiete e alla residenza Medicea di Careggi (la Topaia, il Gondo, il Pozzino, il Gioiello…).
Per queste ragioni storico artistiche e per la bellezza della natura il borgo di Castello è una realtà di grande interesse culturale che da anni come Osservatorio e come singoli cerchiamo di far emergere, una realtà estranea ai circuiti turistici standardizzati ed imperniata su un vero e proprio sistema organico di ville e itinerari concentrati in un fazzoletto di territorio, una parte di Firenze nota ad un turismo di qualità e trascurata dagli itinerari convenzionali.
Castello nel corso degli anni ha visto trasformazioni urbane e aumento delle costruzioni nel proprio territorio senza una corrispondente crescita dei servizi sia per la popolazione che per il turismo.
E’ particolarmente sentita la mancanza di una piazza e di parcheggi. Particolare cura dovrà essere messa nel prevedere nuovi e più razionali collegamenti con la piana.
Interventi urbanistici di questo tipo  permetterebbero di valorizzare il recentemente costituito “Parco Luzi”, la “Piazza delle Lingue” secondo il progetto Firenze, Piazza delle Lingue d’Europa e i luoghi della memoria di Pinocchio.
Quando finalmente oggi questo patrimonio inizia ad emergere con l’iniziativa “Per Ville e per Giardini”  che ha portato alla riapertura al pubblico ed ad una prima valorizzazione delle ville, scopriamo che accanto a Villa Corsini si sta per realizzare un intervento di ristrutturazione edilizia industriale che è totalmente slegato dal contesto in cui è inserito, contesto che con fatica sta acquisendo spazio nella proposta culturale della città.
Infatti abbiamo scoperto con preoccupazione l’avvicinarsi alla conclusione dell’iter della pratica edilizia 5119/2009, che prevede un sostanzioso intervento sull’area denominata “ex Cerdec” (Via R. Giuliani, accanto alla ben nota Seves), di cui riportiamo alcune caratteristiche tratte dalla pratica stessa, presentata a suo tempo a firma dell’arch. Riccardo Bartoloni:
– abbattimento dei fabbricati preesistenti, sito produttivo di un colorificio, che si estende su una superficie di oltre 26.000 mq;
– realizzazione di un nuovo complesso di 23 unità a destinazione produttiva (artigianale/industriale o magazzino), distribuite su vari edifici a due o tre livelli, con l’aumento dell’altezza massima fino a m 11,40 rispetto al fabbricato attuale che si sviluppa per uno/due livelli, con un’altezza massima di circa 8 metri;
– la superficie utile lorda del complesso sarà di circa 16.000 mq, con un volume complessivo di circa 50.000 mc;
– sul tetto saranno posti pannelli fotovoltaici per complessivi 860 mq;
– la Villa Corsini, adiacente all’area, non è neppure citata nella pratica.
Questa pratica edilizia oggi ha di fatto concluso il suo iter con l’espressione di parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, che doveva obbligatoriamente pronunciarsi sulla compatibilità paesaggistica dell’intervento.
Ebbene, la Soprintendenza ha espresso parere favorevole non rilevando contrasto con la tutela ed i vincoli imposti su tutta l’area.
Ma come è possibile?
Eppure quest’area fa parte di un contesto fragile sul quale lo stesso Piano Strutturale del Comune di Firenze, in corso di approvazione, stabilisce vincoli ben determinati, invarianti e tutele rispetto alle trasformazioni del territorio secondo quanto previsto dalla normativa sovraordinata di Regione e Provincia:
1. “Vincolo dei beni paesaggistici sulle aree naturali e di interesse naturale, storico ed artistico” con riferimento al D.M.  23/12/52 e D.M. 2/10/61
2. “Invariante di tessuto storico e di relazione con il paesaggio collinare” riferita ad aree di elevata qualità paesaggistica, ambientale e storico insediativa
3. “Tutela delle ville e giardini medicei”, secondo quanto predisposto dalla Regione Toscana in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per inserire alcune ville medicee negli elenchi del Patrimonio UNESCO e con la finalità di prevedere un’area di protezione visuale e di salvaguardia nell’area circostante: nel territorio comunale una di queste è Villa La Petraia che dista circa 200 m. dall’area CERDEC!
A tutto questo va aggiunta una considerazione sull’aspetto della mobilità (v. Giuliani – v. Sestese), attualmente già pesante e difficoltosa soprattutto pensando di partire con una tale opera in un momento di necessaria fluidificazione del traffico sulla via Giuliani in vista dei prossimi cantieri per la tramvia che aggraverà il carico del collegamento con l’Ospedale di Careggi: inserire 23 unità produttive al posto di un unico insediamento pre-esistente (ex Cerdec) con i previsti 525 addetti avrà delle ricadute ingestibili ed imprevedibili su tutto l’antico tessuto della viabilità del quartiere.
Di fronte a questa prospettiva, riproponiamo nuovamente l’intervento di trasformazione dell’area come un’occasione per dotare il quartiere di una piazza interna da destinare a funzioni sociali di tipo pubblico.

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