Corruzione liquida

Dopo la società liquida, la vita liquida e la paura liquida, Bauman sarebbe lieto di sapere che nell’Italia postmoderna abbiamo dato vita anche alla corruzione liquida…

***

Castello, la corruzione ora è “liquida”. Le motivazioni del rinvio a giudizio di Cioni, Biagi & Co.

di Alberto Statera per Affari e Finanza
Tratto da Altracittà

Archiviata la classica “mazzetta”, italico reperto storico ormai praticato soltanto nei bassi livelli, è adesso la “corruzione liquida” che furoreggia nelle alte sfere. La mazzetta è riservata all’usciere o all’impiegato di concetto che fa saltare una fila o mette in vista una pratica in cima alle altre. Per il resto, non più volgari passaggi di banconote come quei milioni di lirette che Mario Chiesa, il nonno di Tangentopoli, gettò nel gabinetto nel 1992 aprendo inconsapevolmente la strada alla presunta seconda repubblica che avrebbe di lì a poco inaugurato più sofisticati metodi corruttivi. Ma appalti truccati, incarichi, consulenze, assunzioni, nomine, carriere, favori, case, gioielli, festini, escort. L’inventiva della nuova corruzione sembra non avere limiti quando capita che qualche serata di sesso venga ricompensata con una poltrona ministeriale, un seggio in parlamento o in consiglio regionale. È con questa gelatina corruttiva che si trovano a fare i conti i pubblici ministeri, obbligati all’azione penale, che il presidente del Consiglio definisce pericolosi eversori. Se ne sono resi conto non solo i reprobi magistrati di Milano che accusano Berlusconi, ma anche i pm che in tutta Italia indagano su centinaia di casi di conclamata corruzione nei quali il mero passaggio di denaro contante è un accessorio rispetto alle altre forme “liquide” che hanno condotto l’Italia a una condizione neotribale. Si chiamano Giuseppina Mione e Gianni Tei i due pm fiorentini che, nel generale disinteresse, la scorsa settimana hanno chiesto il rinvio a giudizio di sette potenti e tre società per la vicenda della speculazione nell’urbanizzazione dell’area di Castello, una maledizione che incombe su Firenze da una trentina di anni e coinvolge amministratori del centrosinistra. Con Salvatore Ligresti, padrone attraverso la Fondiaria dell’area di 168 ettari tra l’autostrada e l’aeroporto dove vuole realizzare una nuova città, e il suo braccio destro Fausto Rapisarda, il rinvio è stato richiesto per l’ex senatore ed ex assessore Graziano Cioni, celebre per la guerra ai lavavetri, colui che oggi sarebbe stato probabilmente sindaco al posto del rottamatore del Pd Matteo Renzi, per l’altro ex assessore Gianni Biagi e per l’architetto Marco Casamonti. Non classiche mazzette, ma un lavoro in Fondiaria Sai per il figlio di Cioni, un appartamento per un’amica dell’assessore e altri vari benefici, tipo quelli cui ci ha abituato lo scandalo della Protezione civile con le case, le consulenze, gli arredi e i massaggi del sottosegretario Bertolaso, fanno coniare ai pm fiorentini la tipologia della “corruzione liquida” per sostenere nell’udienza preliminare anche le accuse di concussione e turbativa d’asta. Del resto, riferiscono le cronache, anche il milanese Pio Albergo Trivulzio, luogo topico della prima Tangentopoli ora al centro di una Affittopoli, con un patrimonio immobiliare di 1400 appartamenti, terreni agricoli, cascine, per un valore di oltre 400 milioni, si è aggiornato. A quanto pare, non più mazzette come quelle di chiesa, ma favori reciproci, tanti favori in nome del nuovo mantra: la corruzione liquida.

Questa voce è stata pubblicata in Rassegna stampa. Contrassegna il permalink.