Seves, il progetto della discordia ‘Quel piano era della Quadra’ – repubblica

Seves, il progetto della discordia ‘Quel piano era della Quadra’

FRANCA SELVATICI

NELLA drammatica controversia sulla Seves, l’ azienda di Castello specializzata nella produzione di mattoni di vetro di alta qualità per l’ architettura e l’ arredamento, si inserisce un nuovo tassello. E’ un tassello firmato Quadra. Nel tumultuoso consiglio comunale del 2 febbraio si è discusso del progetto di realizzare residenze al posto della fabbrica, in cambio di una sua nuova collocazione nell’ area fiorentina. Il progetto, in verità, sembra già essere stato accantonato dall’ azienda. Ma circa due anni fa la Seves aveva presentato una osservazione al piano strutturale, in cui si ipotizzava un possibile trasferimento della fabbrica e future destinazioni dell’ area. La osservazione era stata accolta dalla giunta e le previsioni di edilizia residenziale di recupero (cioè in sostituzione di altri fabbricati) erano state portate da 54 mila a 84 mila metri quadri. Uno dei progetti di trasformazione dell’ area Seves era stato commissionato alla Quadra, la società di progettazione fondata nel 2000 da Riccardo Bartoloni, attuale presidente dell’ Ordine degli architetti, e da Alberto Formigli, consigliere comunale, già presidente della commissione urbanistica e poi capogruppo Pd, nonché socio Quadra fino al 2004. Niente di strano né di illegale. La Quadra è specializzata proprio nei progetti di recupero delle aree produttive dismesse. Nel caso specifico, tuttavia, si profilerebbe un nuovo caso di potenziale conflitto di interessi, visto che del destino dell’ area si è discusso e si discute in consiglio comunale. La Seves è in grave difficoltà. Oltre cento operai sono in cassa integrazione. Il forno è spento. Il 2 febbraio in consiglio comunale sono volate parole pesanti. Giovanni Donzelli di An ha accusato il Pd di piangere «lacrime di coccodrillo in difesa degli operai». «Sono troppo abituati – ha detto – ad agevolare le trasformazioni di ex fabbriche ed ex capannoni in appartamenti, sono ormai più amici di costruttori e progettisti che degli operai». Nel corso della agitatissima seduta, il Pd è stato battuto su un emendamento presentato da Rifondazione e votato dal centrodestra, secondo cui la destinazione dell’ area Seves – ha spiegato il capogruppo di Rifondazione Anna Nocentini – «deve rimanere produttiva, non disponibile per le speculazioni immobiliari». All’ interno del Pd ha prevalso invece la preoccupazione che i proprietari della Seves, due fondi di private equity, uno americanoe uno belga, puntinoa chiudere la fabbrica di Firenze e a concentrare la produzione in Cecoslovacchia. I manager, detentori del 10% della società, avevano immaginato un trasferimento della fabbrica, che è un’ industria insalubre di prima categoria, dalla sua ubicazione storica a Castello, mantenendola però in area fiorentina, a condizione che le spese potessero essere coperte da una nuova destinazione residenziale della vecchia sede. Sono state consultate due grosse imprese immobiliari – spiega l’ ex presidente Luciano Zottola – ma l’ operazione è risultata impossibile. In dicembre la proprietà ha annunciato che avrebbe chiesto al Comune di togliere dal piano strutturale la richiesta di cambio di destinazione d’ uso, da industriale a residenziale, e che, data la crisi, lo stabilimento sarebbe rimasto a Castello. Ha smentito altresì le voci di chiusura. C’ è chi teme, tuttavia, che questo passo indietro possa preludere all’ abbandono della fabbrica fiorentina. Il Pd ha difeso la scelta di consentire una eventuale trasformazione dell’ area, pur di garantire una nuova rinascita della Seves in area fiorentina.
 

       

 
 

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