Questo piano strutturale non deve essere approvato

No al piano strutturaleQUESTO PIANO STRUTTURALE NON DEVE ESSERE APPROVATO

Venerdì 6 marzo alle ore 21.00 al Parterre (piazza Libertà)

Sabato 7 marzo alle ore 15.00 al Centro Sociale nextEmerson (via di Bellagio) – Assemblea per una mobilitazione contro il Piano Strutturale

L’urbanistica della Giunta Domenici, dopo essere stata duramente contestata per anni da parte di cittadini, associazioni, comitati, partiti, è finita direttamente sotto inchiesta della magistratura.
Dopo Castello, dopo le vicende legata alla Quadra srl, dopo gli scandali della “densificazione urbana”, dopo i piaceri ai grandi costruttori, dopo un complessivo fallimento ormai sotto gli occhi di tutti, questa Amministrazione (priva di un Assessore all’Urbanistica dimissionato perché sotto inchiesta) vorrebbe ora approvare il principale strumento urbanistico del Comune.
Non è ammissibile un simile atto di arroganza: questa Giunta non ha l’autorevolezza e la credibilità necessaria per un atto così importante, e questo Piano Strutturale, diretta espressione di quella concezione di “urbanistica contrattata” oggi sotto accusa, sarebbe un macigno sulla strada di una necessaria nuova stagione nella gestione del territorio fiorentino.
Partecipazione, valorizzazione dello spazio pubblico, tutela delle risorse territoriali, politiche della casa per fronteggiare una vera emergenza, promozione dei fattori di socialità, trasporto pubblico integrato che allenti la morsa del traffico. Questi i punti che devono stare alla base di un nuovo strumento urbanistico, e non la difesa della rendita, le grandi opere utili solo a fare grandi profitti, l’espulsione dei ceti sociali svantaggiati, il piegare sistematicamente l’interesse pubblico all’arricchimento privato.
Per questo dobbiamo creare una forte mobilitazione, per impedire l’assurdo rito di una amministrazione in scadenza, e in parte sotto inchiesta, che pretende di condizionare pesantemente il futuro di questa
città, dopo averne tradito il passato e compromesso il presente.
Le iniziative prenderanno il via

Venerdì 6 marzo alle ore 21.00 al Parterre (piazza Libertà)

Sabato 7 marzo alle ore 15.00 al Centro Sociale nextEmerson (via di Bellagio)

e dureranno tutto il mese di marzo.

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Biagi, Domenici e il destino del parco – da repubblica

Biagi, Domenici e il destino del parco

FRANCA SELVATICI

Il 30 settembre la Giunta comunale di Firenze ha approvato un emendamento al Piano Strutturale che ipotizza la possibilità di un trasferimento nell’ area di Castello dello stadio e di attrezzature annesse. Con questa formula: «Previa un’ idonea procedura di valutazione, potranno far parte dei servizi di grande scala collocati nell’ Utoe (Utoe = unità territoriale organica elementare – Ndr) di Castello anche lo stadio per il calcio, accompagnato da attrezzature per il tempo libero e la cultura». Dunque, non solo lo stadio. Ma neppure l’ intera cittadella dello sport proposta il 19 settembre da Diego Della Valle, che occuperebbe 80-90 ettari, cioè l’ intera estensione del previsto parco urbano, e anche di più. Il 20 settembre il sindaco Leonardo Domenici è del parere che il progetto Della Valle sia da approvare in blocco. «Bisogna smitizzare l’ idea del parco», dice all’ assessore all’ urbanistica Gianni Biagi: «… Non è che fare il parco di per sé sia una garanzia… può essere molto meglio farci quello che ha proposto ieri Della Valle». Biagi gli spiega che è impossibile: «Bisogna che sia dato un ridimensionamento all’ ipotesi di Della Valle… cioè loro bisogna che da 80-90 ettari arrivino fino a 40 ettari… perché ci sono tutta una serie di limiti all’ edificabilità e il parco occupa lo spazio che in parte è inedificabile… quindi c’ è questo piccolo particolare che non è banale». Chiarito questo punto, Biagi si impegna con il responsabile del piano strutturale, architetto Di Benedetto, a preparare l’ ipotesi di trasferimento dello stadio da Campo di Marte a Castello. Di Benedetto: «La giunta il 30 decide questo emendamento e poi avviene la trasmissione ai valutatori, non so se mi sono spiegato, in modo che non ci sia una cosa che sembra una pastetta». Il 29 settembre il testo dell’ emendamento è quasi pronto. Biagi a Di Benedetto: «Ce n’ è qualcuna di osservazioni che parla dello stadio? Ci vorrebbe… dello stadio in senso lato, delle difficoltà di Campo di Marte». Di Benedetto: «No, non c’ è, sono sicuro… comunque domattina di corsa metto le ragazze a veder se me ne trovano una, ma non mi risulta, me ne sarei ricordato». Biagi: «Eh, perché l’ unico punto di piccola debolezza è questo… è un po’ surrettizia questa, guardandola». Il 30 settembre il sindaco Domenici chiama due volte (alle 13,55 e alle 14,10) l’ assessore Biagi, che è in riunione con la maggioranza. Sindaco: «Io mi sono vista questa cosa qui, ma qual è il punto che ci interessa?» Biagi: «Nell’ ultima pagina». Sindaco: «Ci vediamo dopo, lì come va?». Biagi: «Sono abbastanza d’ accordo, però tutti dicono che non si tocca il parco se non oltre un certo limite, e vogliono fare un atto di indirizzo». Sindaco: «Chi lo dice questo?» Biagi: «Sinistra Democratica… il Quartiere 5». Sindaco: «Che ci fa Sinistra Democratica?… Per me questa riunione di maggioranza non esiste. Gli puoi comunicare da parte mia che queste cazzate sul parco se le possono ringoiare perché io porto in consiglio comunale una delibera per cambiare la destinazione del parco, e chi non ci sta è fuori e si vota prima del tempo». Nella telefonata delle 14,10 il sindaco precisa ciò che vuole nell’ emendamento: non solo lo stadio, ma anche le attrezzature per il tempo libero e la cultura. «Loro (i Della Valle Ndr) hanno proposto 4 cose: lo stadio, il parco tematico sul calcio, il centro d’ arte contemporanea e poi gli alberghi e centro commerciale, va bene? Togliamo alberghi e centro commerciale che rientrano in un’ altra logica, in un’ altra programmazione urbanistica. Rimangono lo stadio, che c’ è, non vedo il parco tematico… va be’ il centro d’ arte contemporanea si può discutere…». Biagi assicura che Gaetano (Di Benedetto) correggerà il testo. Poi il sindaco torna sulla riunione di maggioranza: «Oh, spero che tutti capiscano che il Sindaco vuole toccare il parco, cioè vorrei che su questo non ci fossero dubbi: io voglio toccare il parco, e non perché voglio dare ragione a Della Valle ma perché quel parco mi fa cagare da sempre, è chiaro? … Allora tu gli dici che bisogna toccare il parco e poi per favore cacciate a pedate Sinistra Democratica, va bene?».
 
 

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‘Attenti a lasciare la città agli architetti’ – da repubblica

‘Attenti a lasciare la città agli architetti’

MARIA CRISTINA CARRATU

Un po’ come la politica, l’ architettura soffre di distacco dalla gente. Una vera malattia, che l’ ha resa autoreferenziale, ovvero astratta: puro gesto artistico che con i problemi, i bisogni veri di una città non ha più niente a che vedere. E spesso, anzi, li aggrava, calando dall’ alto su realtà complesse che non si è minimamente curata di approfondire. Chissà che anche vicende come quella dell’ area Fondiaria a Castello, con il suo esito giudiziario, non si possano interpretare secondo la tesi sostenuta da Franco La Cecla in Contro l’ architettura (oggi a "Leggere per non dimenticare", ore 17.30, Biblioteca delle Oblate, via S.Egidio, con Pietro Lauretano e un video dell’ autore). Che un progetto inciampi in un’ inchiesta, infatti, può dipendere dall’ assenza di una «idea forte», da far valere senza condizionamenti in nome dell’ interesse collettivo. Ma la colpa, secondo La Cecla, è innanzitutto degli architetti. Dunque l’ urbanistica "sbagliata" dipenderebbe dai tecnici, prima che da politici? «Un dato è certo: grandi interventi pubblici senza soldi privati sono ormai impossibili. Ma questo mi scandalizza molto meno di certi pessimi interventi solo pubblici, come le case popolari firmate da Aymonino o Gregotti. Il problema è l’ impostazione professionale dei progettisti, la loro tendenza a considerarsi delle star il cui prodotto artistico ha un valore in sé, a prescindere dalla realtà concreta in cui va collocato». Vale a dire la città in carne ed ossa. «Sì. Oggi tutta l’ urbanistica è passata nelle mani degli architetti, che però se ne stanno chiusi nei loro studi a fare disegni senza mai girare per una città, tastarne il posto, parlare con la gente, per poi unire tutto questo a una capacità progettuale. Preferiscono presentarsi a qualche sindaco malato di divismo che diventa così il loro unico referente, garantendosi una sostanziale "impunità" di progettazione. Irresponsabili rispetto a quello che sarebbe il loro compito fondamentale: far vivere al meglio la gente nel suo ambiente». Un progetto, può obiettare un sindaco, ha un iter "partecipato"~ «Non sempre, e comunque la partecipazione è ormai uno strumento di consenso. Io mi riferisco a una capacità di ascolto professionale, da architetto, di una città. Senza il quale chiamare una grande firma per un progetto urbanistico diventa come chiamare un maniscalco per fargli fare un’ automobile». E secondo lei, si può rimediare? «Si usino i soldi pubblici invece che per progetti grandiosi, per ascoltare una città. E magari scoprire che non ha affatto bisogno di grandi opere, di espansioni quantitative, ma solo di interventi diffusi di riqualificazione. Senza grandi firme».
 

       

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‘Basta, smitizziamo il parco’ – da repubblica

‘Basta, smitizziamo il parco’

FRANCA SELVATICI

«Nel nuovo insediamento della piana di Castello non sono previsti impianti sportivi di tipo agonistico-spettacolare, destinati ad attrarre masse di pubblico». La dichiarazione è stata sottoscritta il 19 settembre 2006 da Federico Gelli, vicepresidente della Giunta regionale, Riccardo Conti, assessore regionale all’ urbanistica, Andrea Barducci, vicepresidente della Giunta provinciale, Gianni Biagi, assessore all’ urbanistica di Firenze. Per loro lo stadio era una «funzione dequalificata». Due anni dopo, il 19 settembre 2008, Diego Della Valle presenta il suo progetto per il nuovo stadio e la cittadella viola, con parco divertimenti, museo d’ arte contemporanea, centro commerciale, alberghi. Interrogato sul progetto, il sindaco Leonardo Domenici dichiara: «Spero che possa essere realizzato in territorio comunale (cioè a Castello – Ndr) e mi impegno ad avviarlo». In una intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, il sindaco ha spiegato di aver cercato una soluzione invitando Della Valle a ridimensionare il suo progetto. «La mia idea era di arrivare a 7-8 ettari per lo stadio». In tal modo il parco urbano di 80 ettari prescritto dalla Regione sin dal primo accordo con Fondiaria nel ‘ 98 a far da cuscinetto fra la nuova urbanizzazione e l’ aeroporto di Peretola sarebbe stato intaccato in misura modestissima. Le conversazioni intercettate nel corso dell’ inchiesta della procura di Firenze e dei carabinieri del Ros sull’ area Fondiaria, di proprietà del Gruppo Ligresti, raccontano però una storia diversa. Quello stesso 19 settembre 2008 il sindaco chiama l’ assessore all’ urbanistica Gianni Biagi: «Senti, io – ora non lo sa nessuno – ma vado un momento a chiacchierare con Della Valle, io gli dico anche… che noi allora entro il 30 settembre facciamo… un adeguamento, un emendamento al piano per garantire la possibilità… il discorso di Castello». Lo stesso giorno Fausto Rapisarda, plenipotenziario di Salvatore Ligresti a Firenze, chiama il capo e gli dice: «Hanno (i Della Valle – Ndr) presentato un progetto per uno stadio di 80 – 90 ettari, cioè ci vuole tutto il parco». Il 20 settembre il sindaco si consulta con Biagi sulla genesi dell’ accordo su Castello, avvenuta durante la giunta guidata da Mario Primicerio. Il parco di 80 ettari è stato inserito allora nel progetto. «Questa è l’ occasione per buttare all’ aria… cioè buttare all’ aria no, in realtà bisogna smitizzare l’ idea del parco… e dire che può essere meglio farci quello che ha proposto ieri Della Valle», dice il sindaco. E’ Biagi a riportarlo con i piedi in terra: «Sì, tieni conto comunque Leonardo… che tutto quello che c’ è previsto nel progetto Della Valle più tutto quello che c’ è previsto nel Piano di Castello non ci sta, bisogna che sia dato un ridimensionamento all’ ipotesi di Della Valle, cioè loro bisogna che da 80-90 arrivino a 40 ettari». Più tardi il sindaco annuncerà ai giornalisti l’ inserimento nel piano strutturale della previsione di uno stadio a Castello. «Una decisione storica», dichiarerà: «L’ idea dei Della Valle ci dà la possibilità di migliorare il progetto di Castello». Biagi si mette al lavoro per preparare l’ emendamento. Il 21 settembre si consulta con Gaetano Di Benedetto, responsabile dell’ ufficio del piano strutturale: «Volevo un conforto: sei convinto che si possa fare tranquillamente in questo modo senza riadottarlo (il piano strutturale – Ndr)?». «Ma che c’ entra riadottarlo, vien via, dai», lo conforta Di Benedetto. Il 24 settembre Biagi avvisa uno dei valutatori del piano, l’ ingegner Fabio Trezzini: «Faremo una piccolissima modifica al piano strutturale». Il 25 settembre Fausto Rapisarda riferisce di un colloquio con Biagi: «Sull’ argomento stadio mi ha detto: senti, io lo metto nel piano strutturale come previsione perché me l’ ha detto il sindaco di farlo, dicendo che è d’ accordo con Della Valle e con l’ ingegnere (Ligresti). Si sono parlati e hanno stabilito che lo stadio lì ci può stare». Soltanto lo stadio? Il 30 settembre, poco prima della riunione di giunta per l’ approvazione dell’ emendamento, il sindaco chiarisce all’ assessore Biagi che si devono prevedere anche «attrezzature di carattere ricreativo e culturale per il tempo libero organizzato in parco tematico», come proposto da Della Valle. E alla maggioranza che insiste «il parco non si tocca se non oltre un certo limite», manda a dire: «Gli puoi anche dire da parte mia che queste cazzate sul parco se le possono ringoiare, perché io porto in consiglio comunale una delibera per cambiare la destinazione del parco e chi non ci sta è fuori e si vota prima del tempo».
 

      

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Regione e Castello, i dubbi dell’ opposizione – da repubblica

Regione e Castello, i dubbi dell’ opposizione

SIMONA POLI

«Nove interrogazioni su Castello in tre anni ho presentato. Ma ci voleva un’ inchiesta giudiziaria per ottenere finalmente qualche risposta sul perché dell’ inversione di tendenza della Regione, che dopo aver scartato l’ ipotesi di trasferire gli uffici a Castello nel giugno del 2004 un anno e mezzo dopo, nel gennaio 2006, cambia idea e firma l’ accordo». Marco Carraresi, capogruppo dell’ Udc in consiglio regionale, non ripara a distribuire in giro fotocopie della sua corposa documentazione sull’ operazione urbanistica ieri al centro del dibattito dell’ aula. Tra tanti musi lunghi e facce grigio polvere degli uomini del Pd, spiccano le espressioni radiose sui volti dei consiglieri dell’ opposizione. Martini ripercorre i passaggi istituzionali della vicenda, ripete che sull’ ipotesi dello stadio è necessario «un processo di valutazione integrata» ma annuncia di non essere d’ accordo con la creazione di una commissione d’ inchiesta (poi bocciata con 37 voti contrari contro 16 a favore), visto che non l’ hanno fatta a Palazzo Vecchio: «Sarebbe una scelta singolare», dice il presidente della Regione, «perché finirebbe per essere una commissione sul Comune e non sarebbe corretto dal punto di vista istituzionale». In realtà un’ indagine su Castello verrà svolta. Ci penserà la commissione Territorio e ambiente presieduta da Erasmo D’ Angelis a rimettere insieme tutti i pezzi del complicato percorso fatto negli anni passati. Forza Italia picchia duro, il capogruppo Alberto Magnolfi sostiene che la posizione della giunta non è mai stata chiara: «Quale senso politico aveva il trasferimento degli uffici direzionali nel deserto di Castello?», chiede. «Quale idea di città c’ era dietro?». Marco Cellai di An gira il coltello nella ferita aperta nel Pd dal dibattito sulla "questione morale": «Ho sentito parlare di cannibali, di guerra tra bande, di compagni di merendine e di un sindaco che pensando al parco ha problemi intestinali. Mi auguro che per la Regione il discorso Castello si chiuda qui». Sia la maggioranza che l’ opposizione apprezzano il fatto che Claudio Martini sia in aula ad affrontare a viso aperto la questione mentre, come dicono i capigruppo di Rifondazione Monica Sgherri e dei Socialisti Pieraldo Ciucchi e dei Verdi Mario Lupi, «in Palazzo Vecchio il sindaco non sente il bisogno di rispondere al consiglio». Nel pubblico si alzano all’ improvviso cartelli di protesta e manette: a protestare sono i cittadini di Carmignano che hanno promosso una raccolta di firme per il referendum che chiede di riportare a 50 il numero degli eletti.

      

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Casamonti, tre ore davanti al gip ‘Volevo progettare belle opere’ – da repubblica

Casamonti, tre ore davanti al gip ‘Volevo progettare belle opere’

FRANCA SELVATICI

«Volevo progettare belle opere». Così l’ architetto Marco Casamonti, indagato anche nell’ inchiesta Castello, durante l’ interrogatorio a cui è stato sottoposto dopo essere stato arrestato per turbativa d’ asta a Terranuova Bracciolini. Tre ore davanti al Gip, l’ architetto ha risposto alle domande. E il magistrato gli ha concesso gli arresti domiciliari. L’ architetto Marco Casamonti, arrestato giovedì sera per turbativa d’ asta aggravata nella gara per la ristrutturazione degli ex Macelli a Terranuova Bracciolini, ha ottenuto nel pomeriggio di ieri gli arresti domiciliari dopo un interrogatorio durato tre ore davanti al gip Rosario Lupo. Alle undici del mattino, quando è arrivato al secondo piano del tribunale scortato dagli agenti di polizia penitenziaria, l’ architetto Casamonti era visibilmente prostrato. Gli occhi smarriti, i capelli un po’ in disordine, i bei pantaloni di velluto cascanti perché come a tutti i detenuti gli era stata tolta la cintura. Gli avvocati Giuseppe e Mario Taddeucci Sassolini gli hanno fatto coraggio, poi sono entrati con lui nell’ ufficio del giudice Lupo. All’ interrogatorio ha assistito anche il pm Gianni Tei, che coordina le indagini dei Carabinieri del Ros insieme con i colleghi Giuseppina Mione e Giulio Monferini. Marco Casamonti è sotto inchiesta per corruzione nella vicenda dell’ area Fondiaria a Castello, ed è nell’ ambito di quelle indagini che in settembre e ottobre è stato intercettato mentre pilotava la gara di Terranuova Bracciolini. Le conversazioni sono assolutamente esplicite. Casamonti ha chiamato tutti gli studi di progettazione invitati alla gara su sua indicazione e ha chiesto che presentassero offerte al ribasso per consentire la vittoria del collega Pietro Pellegrini di Lucca: «La gara la dovrebbe vincere Pietro, perché poi la facciamo assieme io e Pietro, ma io non posso vincerla perché in questo Comune ho fatto troppi lavori». Tutti accettano: «Ma figurati, lo abbiamo già fatto altre volte per te». Casamonti ringrazia: «A buon rendere». Pellegrini vince e Casamonti commenta: «Pietro, ci mancava che non vincevi il concorso, eh, Dio Buono, scusa, era tutto telecomandato, ci mancava che non vincevi Terranuova». Di fronte al giudice, Casamonti non ha negato l’ evidenza. «I fatti storici sono quelli – hanno spiegato gli avvocati al termine dell’ interrogatorio – ma l’ architetto li ha inquadrati in un contesto di interessi culturali più che economici. L’ obiettivo era creare opere ben fatte. Per gli ex Macelli aveva fatto un bel progetto, non voleva che venisse stravolto». Anche dell’ operazione Fondiaria a Castello l’ architetto ha voluto sottolineare gli aspetti culturali. Era stato l’ assessore Biagi a suggerire il suo nome a Ligresti per la progettazione degli edifici pubblici e poi anche per il coordinamento della progettazione delle costruzioni private. Casamonti ha illustrato al giudice la contrapposizione fra gli interessi di Ligresti, che in quanto imprenditore persegue il fine legittimo di risparmiare, e quelli del Comune di Firenze che invece aveva l’ obiettivo di incrementare le opere a destinazione pubblica all’ interno dell’ area. Al pm Tei ha spiegato l’ attività professionale di Archea, lo studio da lui fondato, nonché le opere progettate, eseguite e in fase di ideazione e i rapporti di lavoro in atto, e ha manifestato la volontà di rispondere a tutte le domande anche se sarà chiamato dai pubblici ministeri. Non è «una gola profonda» – precisano i difensori – ma una persona che crede nel suo lavoro e lo difende: «Il giudice ha compreso che è una persona perbene».

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‘Lì comanda il Consorzio Etruria qua vedo se la gara è libera’ – da repubblica

‘Lì comanda il Consorzio Etruria qua vedo se la gara è libera’

MICHELE BOCCI

La gara è quella per la costruzione di un ponte a Montelupo. Un ingegnere che vuole partecipare telefona all’ architetto Marco Casamonti. E lui: «~ eh~ faccio dei sondaggi se mi dici esattamente dov’ è~ io mi informo perché Firenze~ purtroppo~ è un po’ divisa a seconda delle zone ci sono delle imprese~ ci sono~ allora cerco di capire se la gara è libera~». L’ intercettazione appartiene all’ ordinanza che ha portato Casamonti in carcere per una gara a Terranova Bracciolini. L’ architetto fiorentino indagato per corruzione insieme a politici, tecnici e rappresentanti di Fondiaria nell’ inchiesta su Castello è finito in prigione per turbativa d’ asta. Parte proprio dall’ indagine sull’ area alla periferia fiorentina l’ approfondimento della procura che ha portato alla scoperta di irregolarità in una gara per l’ assegnazione di un lavoro da 98 mila euro nel comune dell’ Aretino. A Firenze opera, dicono i pm, «un vero e proprio comitato illecito di affari che vede protagonisti pubblici amministratori, professionisti e imprenditori». Casamonti sarebbe parte integrante di questo mondo «e appare concreto ed attuale il pericolo che se lasciato libero continui imperterrito a svolgere la sua attività illecita tuttora in corso di esecuzione». L’ architetto si occupa di varie gare e in due intercettazioni con colleghi di altre regioni spiega come funzionano secondo lui le cose da queste parti. Rispondendo ad uno di questi colleghi, che il 16 di novembre chiede informazioni sulla gara per la costruzione di quel ponte a Montelupo Fiorentino risponde: «~ io mi devo informare perché lì~ in quella zona, c’ è un’ impresa che comanda~ ma comanda davvero~ è il Consorzio Etruria~ Almeno io faccio un po’ di sondaggi~ siccome ci lavoro con questi qui~ per capire se la gara è già assegnata o viceversa è una gara libera~». Poco dopo ad un ingegnere interessato a partecipare a quel ponte, ripete il concetto, spiegando che a Firenze i lavori sono divisi «a seconda delle imprese». La conversazione prosegue con i due professionisti che consultano internet e scoprono che la selezione per il progetto è affidata alla Provincia. Casamonti: «~ va bene~ il presidente della Provincia lo conosco~ ci andrò a parlare per dire se ha senso fare ‘sta roba~». Riguardo alla vicenda di Terranova Bracciolini, secondo i pm Gianni Tei, Giulio Monferini e Giuseppina Mione e il gip Rosario Lupo, che ha dato il via libera all’ arresto, avrebbe una continuità, anche se il reato commesso non è la corruzione ma la turbativa, con l’ inchiesta fiorentina. La misura cautelare del carcere sarebbe dunque giustificata dal fatto che «l’ indagato dimostra un non comune inserimento in circuiti di criminalità economica e ai danni del pubblico interesse non ancora ben individuati e delineati nei loro contorni (che sembra però siano molto estesi e radicati) e non dà allo stato nonostante l’ incensuratezza le necessarie garanzie di potersi astenere dal continuare in tale sua illecita attività». Il difensore di Casamonti, l’ avvocato Giuseppe Taddeucci Sassolini, contesta la decisione del gip sostenendo che «appare singolare che in un processo dove sono indagati imprenditori, uomini politici e pubblici ufficiali, soltanto nei confronti di un architetto e professore universitario, stimato anche a livello internazionale, sia stata adottata la misura della custodia cautelare in carcere. La misura ha meravigliato per la sua imprevedibilità e inadeguatezza con riferimento ai fatti contestati». L’ episodio relativo al Comune di Terranuova Bracciolini, che avrebbe integrato il reato di turbativa d’ asta, è del tutto marginale rispetto all’ indagine sull’ area di Castello che, tuttavia, viene ripetutamente richiamata nell’ ordinanza di custodia cautelare». Per il legale l’ arresto è «ingiusto e sproporzionato» anche alla luce della «dimensione professionale» di Casamonti, che all’ interrogatorio di garanzia di domani «chiarirà esaurientemente la propria posizione».

       

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Affaire Cioni, indagato Marco Bassilichi – da repubblica

Affaire Cioni, indagato Marco Bassilichi

FRANCA SELVATICI

Aumenta il numero delle persone coinvolte nell’ inchiesta della procura di Firenze e dei carabinieri del Ros sull’ area di Castello e sugli assessori Graziano Cioni e Gianni Biagi. L’ imprenditore Marco Bassilichi è indagato per false informazioni al pm e per favoreggiamento nei confronti dell’ assessore Graziano Cioni. Il tutto in relazione alla colossale sfuriata di Cioni per il supposto «tradimento» di Sonia Innocenti, la militante del Pd che in un momento di grave difficoltà gli aveva chiesto aiuto e alla quale Cioni aveva trovato un impiego nell’ azienda di servizi tecnologici di Marco Bassilichi. Sonia era stata incaricata dei rapporti con le pubbliche amministrazioni. Bassilichi era molto soddisfatto. Poi ci si sono messe di mezzo le primarie nel Pd. In settembre Cioni raccoglie la voce che Sonia si sarebbe schierata con Lapo Pistelli. Il 16 settembre la chiama e gliene dice di tutti i colori: «A me mi hai fatto un sgarbo forte… te avevi mille motivi per dire "io do una mano a Cioni"… te ti sei comportata da serpentello». Secondo la procura quella di Cioni non è stata soltanto ira funesta. I magistrati gli contestano di aver cercato vendetta chiedendo a Marco Bassilichi la testa di Sonia la «fedifraga»: «La tua rappresentante nel mio ufficio non c’ entra». Sonia era stata raccomandata «perché è della squadra, perché è della famiglia… ma se la famiglia poi mi va in c…». «Sono sempre a tua disposizione», assicura Bassilichi. La sfuriata non si placa. «Quella bambina ci fa anche politica contro… eh», dice Cioni a Bassilichi il 10 ottobre. E l’ imprenditore assicura: «La rimuovo lunedì mattina». Più tardi Cioni richiama per raccomandarsi: «Nel fare quell’ operazione falla senza… falla bene… eh… lei non deve sospettare nulla». Per tutto ciò l’ assessore è accusato di violenza privata nei confronti di Marco Bassilichi. Ma quest’ ultimo, ascoltato come teste dai pm Giuseppina Mione, Giulio Monferini e Gianni Tei, ha negato le minacce da parte di Cioni, sostenendo, a quanto sembra, che l’ assessore avrebbe ritirato la richiesta di rimuovere Sonia Innocenti dal suo incarico. I magistrati non gli credono. Sonia conferma però di non aver subìto né demansionamenti né spostamenti. Bassilichi sarà ascoltato fra pochi giorni. Intanto chiarisce: «Ci tengo a sottolineare che non c’ entro niente con l’ inchiesta sull’ area Fondiaria. Per il resto, la serenità è totale. E la risposta è nei fatti. Sonia è al suo posto». In calendario c’ è anche l’ interrogatorio dell’ architetto Marco Casamonti, indagato per corruzione, arrestato l’ 11 dicembre per turbativa d’ asta e ora ai domiciliari. Assistito dagli avvocati Giuseppe e Mario Taddeucci Sassolini, si è impegnato a spiegare ai magistrati della procura sia il suo ruolo di progettista nell’ area di Castello sia i suoi interventi nelle gare di progettazione in molte città italiane. Gare sistematicamente truccate, secondo l’ accusa, e fondate su un incessante scambio di favori fra architetti e responsabili di uffici tecnici. A Casamonti sarà chiesto conto anche di una sua affermazione intercettata dai carabinieri sulla lottizzazione degli appalti in base alle zone di influenza delle imprese di costruzione. Riferendosi a un ponte in progettazione a Montelupo Fiorentino dice: «In quella zona c’ è un’ impresa che comanda, che comanda davvero: è il Consorzio Etruria». L’ università di Genova, dove Casamonti è professore ordinario di composizione architettonica e urbana, lo ha temporaneamente sospeso dall’ incarico.

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‘Quindi si può fare lo stadio?’ ‘Ah… io glielo dico, ci terrei tanto…’ – da repubblica

‘Quindi si può fare lo stadio?’ ‘Ah… io glielo dico, ci terrei tanto…’

Ligresti: «Della Valle ha fatto fare un progetto a Fuksas per lo stadio a Castello». Casamonti: «Peccato, ci tenevo a farlo io». Ecco Casamonti nelle intercettazioni. Così, nel decreto di sequestro dell’ area di Castello, i pm inquadrano il ruolo di Casamonti e il motivo per cui è stato indicato quale progettista incaricato del gruppo Ligresti: «Si tratta di una persona di fiducia del Biagi, da questo preventivamente indicata alla parte privata, quale suo intermediario, il quale, al contempo, viene utilizzato dalla parte privata medesima per realizzare il più in fretta possibile il risultato di portare a casa le concessioni per edificare in area Castello». Il 12 aprile, in un colloquio con il collega Savi, Casamonti fa capire di aver ricevuto l’ incarico a seguire le progettazioni esecutive degli edifici a Castello e sintetizza la sua filosofia progettuale accettata da Ligresti per la realizzazione delle case. Casamonti: «… ha accettato l’ idea di farle anche tutte storte…». Savi: «… mah». Casamonti: «l’ ha accettata e ha detto… si, si e ha detto a Gianni che… che gli va bene… me lo ha detto a me che sono andato a parlare con lui… che gli va bene di prendere le… a "C" però articolarle in modo più dinamico… in modo più coerente con il progetto di… Novoli nel senso eh… di fare appunto questo… non questa via Masaccio tutta dritta… ma… una città con il fuori angolo come ha fatto Adolfo no (Natalini ndr)… questa cosa». Il 30 maggio, colloquio telefonico tra Casamonti e Ligresti sullo stadio da costruire a Castello. Ligresti: «… sì, ma anche questo dello stadio… può essere una cosa buona…». Casamonti: «… può essere un buon lavoro, ah!… io glielo dico, ci terrei tanto… ci terrei tanto a fare questo stadio… ». Ligresti: «… sì, un parco di 80 ettari… quindi si può fare lo stadio?». Casamonti: «… assolutamente…». Ligresti: «… come ha detto i giornali perché ci hanno preceduto… ne sanno più di noi…». Casamonti: «… perché è la scelta giusta ingegnere, perché per la città è la scelta giusta e l’ area è buona…». Ligresti: «… cambia Firenze,… diventa un colpo di vita, eh…». Casamonti: «… no, no, diventa una cosa bellissima, bellissima, quindi domani, domani viene da me e poi io domani sera o domenica mattina… mi chiamate, lei o Giombini o io… e le faccio un rapporto…» Ligresti: «Diego (Della Valle ndr) ha fatto un progetto… ha fatto fare un progetto a Fuksas (Massimiliano ndr)…». Casamonti: «… chi l’ ha fatto fare questo?». Ligresti: «… Diego Della Valle, perché?..». Casamonti: «… ah, già glielo ha fatto fare?». Ligresti: «… sì, lo sta facendo, sa una cosa…». Casamonti: «… peccato perché ci tenevo a farlo io…». Ligresti: «… va bè architetto si può sempre collaborare… mica si…». Casamonti: «… proviamo, proviamo a vedere… proviamo a vedere…». Ligresti: «… eee…». Casamonti: «… proviamo a vedere… va bene, va beh comunque non è importante che io faccia i progetti… l’ importante ingegnere è che le operazioni vadano avanti… questo è il mio compito…». Ligresti: «… faccia anche i progetti… oh! e guadagni qualche soldo e…». Casamonti: «… perché se io non le porto avanti le operazioni… poi lei non mi vuole più bene e invece ho bisogno che lei mi voglia bene perché io la stimo e per me sarebbe un piacere e un onore lavorare per lei… quindi lo sa…». Ligresti: «… si ma Biagi… insomma, adesso dovrebbe marciare…». Casamonti: «… si, si adesso marcia, mi ha chiamato lui, guardi ingegnere, mi ha chiamato lui, quindi sono molto ottimista…». Il giorno dopo Casamonti chiama Biagi per dirgli che Ligresti gli ha dato il compito di trovare una collocazione per lo stadio. Casamonti su ciò che gli ha detto Ligresti: «…"bisogna predisporre dove va lo stadio perché"… ho detto… "guardi… vediamo… perché appunto… come tu sai Gianni… lui chiede… ma io gli… poi… l’ ingegnere scusi… noi si continua a lavorare… non mi ha mai pagato… gli ho detto… "guardi ingegnere… noi si lavora cerchi di capire"… "no appena danno la concessione… tanto ora le danno?!"». Biagi: «… si è vero… è vero ora vi si danno… perché ho parlato… il sindaco ha detto… "andiamo avanti"… quindi tutto… si dovrebbe partire». La mattina del 23 settembre, dopo che è stato presentato il progetto di Fuksas per lo stadio a Castello, l’ architetto Casamonti invia un amaro sms a Biagi nel quale fa cenno anche alla gare per la progettazione dell’ auditorium del nuovo teatro comunale nella quale il suo progetto è arrivato secondo: «Caro Gianni, credo tu possa capire il senso di frustrazione di questi giorni, ho lavorato due anni sul progetto Castello come sai con grande generosità, certamente non per soldi, ma per il desiderio di fare qualcosa di importante per la città, ma la cronaca di questi giorni dimostra che nessuno ha in nota questo lavoro, né il sindaco, né la stampa, né un cittadino, come se i progetti, i programmi e il contributo culturale profuso fossero carta straccia. Tutti fanno tutto, Della Valle e Fuksas in testa ignorando, perché nessuno glielo ha mai detto, che ci sono persone, permettimi, non proprio gli ultimi stronzi, che hanno fatto qualcosa, non per Ligresti, ma per la città. Ti pare giusto tutto questo? Dopo l’ auditorium non ti pare un po’ troppo? Se continua questo maltrattamento organizzo una conferenza stampa e riempio 5 stanze di plastici e disegni, almeno qualcuno vedrà il nostro lavoro. Un saluto, Marco. p.s. Sto preparando una lettera per il sindaco, comunque prima di inviargliela te la faccio leggere».
 

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Formigli interrogato per l’ inchiesta Castello – da repubblica

Formigli interrogato per l’ inchiesta Castello

franca selvatici

L’ ex capogruppo del Pd in Palazzo Vecchio Alberto Formigli è stato sentito come testimone dai magistrati che coordinano l’ inchiesta sull’ area di Castello. E’ accaduto diverso tempo fa ma si è saputo soltanto adesso. Formigli non vuole parlarne, sostiene di essere vincolato al segreto. La cosa certa è che è stato sentito in relazione a una conversazione intercettata il 29 gennaio 2008 fra lui e l’ ex assessore all’ urbanistica Gianni Biagi. Quest’ ultimo gli spiegava la soluzione che si andava profilando per i 160 ettari di proprietà di Fondiaria Sai del gruppo Ligresti. Regione e Provincia avrebbero comprato i terreni su cui costruire le loro sedi e un complesso scolastico, la volumetria privata sarebbe rimasta inalterata, quella pubblica sarebbe aumentata di 65 mila metri cubi. «Scusa, tutta questa roba dove la mettono?», chiede Formigli, che è geometra, progettista e fondatore della società Quadra (oggetto di un’ altra inchiesta penale). E Biagi: «Non ci sono problemi, Alberto, lì ce n’ entra anche di più, non è quello, abbiamo già fatto le verifiche, ci sta tranquillamente». Al che Formigli: «Ricordati che io voglio 10 ettari». Biagi: «Quello si vede dopo, raga, sennò… Il problema è che lì c’ è una questione collegata… perché con gli oneri di urbanizzazione che si è aumentato loro ci fanno anche il parco… tutto… se poi noi gli si dice: "Da una parte il parco non ce lo fate, datecelo, ci si fa le case", si discuterà dopo… io questa cosa non la vorrei mettere in discussione perché sennò si riblocca tutto un’ altra volta». Per la procura e per il gip quella era una conferma che in realtà il parco di 80 ettari che avrebbe dovuto qualificare l’ intera nuova urbanizzazione non importava poi tanto ed era destinato ad essere rosicchiato in parte o tutto dal cemento. Tutto, se fosse passato il progetto di cittadella dello sport proposto mesi dopo da Diego Della Valle. L’ intercettazione è stata pubblicata il 27 novembre scorso. Il giorno successivo in Palazzo Vecchio Formigli, circondato dai colleghi di gruppo, spiegò: «Quei 10 ettari? Non li ho chiesti certo per me, vogliamo destinarli alle case popolari perché questo è un problema emergente della città». Il che è verissimo, perché ne sono state costruite poche in questi anni. «Niente di strano, tutti noi rivendichiamo quei 10 ettari per le case popolari, se questo è un reato allora ci autodenunciamo», aggiunse Titta Meucci. I magistrati, incuriositi, convocarono immediatamente Formigli in procura come testimone. Che cosa abbia detto l’ ex capogruppo del Pd non si sa. Lui non vuole parlarne. Sembra però che il progetto di costruire case popolari in quei dieci ettari di parco così vigorosamente rivendicati sia risultato tutt’ altro che chiaro e distinto. (f.s.)
 

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